Alle 18.00 di Domenica 20 Settembre l’Auditorium Parco della Musica ospita il primo appuntamento della dodicesima edizione della rassegna “Una striscia di terra feconda”, accogliendoci nella sala Teatro Studio e presentando il concerto di Santa Cecilia Jazz Ensemble, che vede sul palco la scuola di jazz finalista al Premio delle Arti 2009 – un concorso tra i migliori allievi di tutti i conservatori d’Italia.
È bello ed insolito che a dare il via al festival sia un gruppo sperimentale italiano, fuori dagli schemi che suona una musica che travalica i confini del jazz, aprendo orecchie e menti a nuove possibilità sonore.
Lisa Maroni (voce), Francesco Fratini (tromba), Gianluca Vigilar (sax), Luigi Masciari (chitarra), Giulio Scarpato (basso e contrabbasso) e Israel Varela (batteria) sono i giovani musicisti di talento selezionati fra i migliori allievi del corso jazz del Conservatorio di Santa Cecilia diretto da Paolo Damiani.
Col brano di apertura, firmato dal batterista Varela, si fa scoprire per prima la cantante Lisa Maroni, voce carica di personalità, elegante e coinvolgente. Segue un bel dialogo tra sax soprano e tromba ed un breve assolo del bassista che muove dita rapide e morbide sulle corde. Il gruppo si presenta coeso fin dal principio anche nel brano che segue, “Nespola” del sassofonista Vigilar, che vede protagonisti fiati e voce; Masciari alla chitarra elettrica si mostra complice del sax, la batteria sposta spesso i tempi dirigendo gli altri senza farsi notare troppo.
Nel terzo brano, firmato Francesco Fratini, gli assolo di Vigilar al sax alto sono tecnicamente validi, ma incantano e seducono maggiormente quelli della tromba dello stesso Fratini immediatamente successivi, forse perché l’autore ha tenuto per sé le melodie più originali ed intense. I due musicisti però si mostrano affiatati e riescono grandiosamente nei momenti in cui suonano insieme.
Sentiamo poi la voce registrata di un neonato che fa da sottofondo alla lettura di un testo in lingua francese (ricordiamo che la rassegna vedrà esibirsi proprio artisti italiani e francesi) e la Maroni, lasciata sola sul palco, diverte con Juanita, cantato in polifonia sulle tracce registrate della sua stessa voce, giocando con vari effetti sonori che le fanno da base. Dopo un assolo del batterista che introduce gli altri senza “esplodere”, la cantante interpreta il suo pezzo Soul Dance, che concede spazio alla chitarra di Masciari, suonata con dolcezza. Entrambi i brani sono un omaggio a grandi figure femminili afro americane e ad una musica che sappia mescolare questi ritmi con la modernità.
Roosvelt Hospital, firmata dal chitarrista del gruppo, alterna fasi più riflessive e distanti ad altre cariche ed incisive stabilendo rapporti sempre nuovi con l’attenzione ed il coinvolgimento del pubblico. Proprio qui Lisa Maroni sfrutta al meglio i suoi interventi – sebbene più brevi – sfoggiando grande abilità tecnica nell’uso del suo strumento e dimostrando elasticità e capacità notevole di modulare la sua bella voce, inserendosi sempre con maestria nei tempi del brano, all’insegna dell’armonia col resto del gruppo.
Con somma gioia dei ragazzi, il pubblico richiede a gran voce il bis, che è dedicato al Direttore Paolo Damiani: si tratta appunto del suo Rumori Mediterranei, che chiude in bellezza il concerto.
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